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Falesie della valcellina

Geografia e spirito del luogo

Ad essere rigorosi, nel seguire un principio morfologico toponomastico, bisognerebbe dire che la Valle del Cellina comincia da località Margons - le nostre Montagne Nebbiose - attraversa Claut e le sue frazioni e se ne scende incassato e delle volte incazzato in direzione Barcis; poco dopo tale abitato, dalle parti di Andreis e Poffabro finisce il mondo da noi esporato - e hanno quindi sede le due gigantesche statue degli Argonath costruite dagli ingegnosi Númenóreani. Da questo fatto segue che gli altri comuni tradizionalemente appartenenti alla regione storica della Valcellina: Erto e Casso e Cimolais, in realtà se ne stiano, a livello orografico, rispettivamente nella Val Vajont (Vajont, del Cellina nemmeno affluente) e allo sbocco della Val Cimoliana. Tutta questa premessa per dire che l'unica falesia della Valcellina che possa dirsi in Val Cellina sia quella di Cellino (Di Sopra!). Si tratta di una falesia di recente riscoperta, al di là del fiume tra le ghiaie, affascinante per numerose ragioni, soprattuto storiche e delle quali si parlerà meglio nella relativa descrizione.
Risalendo da Pordenone, senza piegare verso il centro di Claut si arriva a Cimolais, al si sopra dell'abitato torreggia soliva la falesia di Crep de Savath (volgarmente detta "di Cimolais"), alle pendici del monte Lodina.
Disdegnado ora il passo di Sant'Osvaldo si entra nella inesauribile Val Cimoliana (la Val Cimoliana è inesauribile, la Val Zemola è magica). Presso il bivio da cui parte il sentiero per il bivacco Grèselin si incontrano dapprima le falesie di Ponte Compol, amichevoli e facili.
Appena dopo lungo la valle si ha sulla sinistra Pian dei Sediei, falesia abbandonata, ancora da riscoprire.
Segue Ponte Gote con la sua stretta forra e le pareti rossicce stondate dall'azione dell'acqua.
Ed in fine, presso il capolinea della strada percorribile, vicino al parcheggio del Rifugio: la falesia del Rifugio Pordenone.
Tornando sui nostri passi, oltrepassando il Passo di Sant'Osvaldo si scende quella che ingenuamente si potrebbe credere la valle del Vajont, ma che per poco, ma fino al Therenton, è più propriamente la valle del Tuara. Davanti ai Pra de Tegn si può vedere la falesia di Picioche, qui ancora non relazionata in quanto al momento è come l'universo: in espansione.
Tra San Martino e Erto, per lo stesso sentiero attrezzato che dal Capitello di San Remedio porta al fondo della Val Zemola (magica Val Zemola), si arriva alla nuova, suggestiva piccola falesia (della Val Zemola appunto).
Procedendo oltre Erto si possono raggiungere le due falesie più importanti della zona: la falesia di Moliesa (tradizionalmente e erroneamente chiamata Erto) con i suoi due macro settori e la lunghissima falesia di Casso, che si ragginge passando attraverso all'omonimo splendido paese dalle case-torre. La prima: luogo storico per lo sviluppo e la storia dell'arrampicata strapiombante in Italia e in Europa, la seconda presente e futuro dell'arrampicata locale, super falesione per tutti i gusti e per tutte le difficoltà (da un po' da queste parti inizia a diffondersi profumo di 9a).

Segue l'elenco delle falesie precedentemente presentate, con rispettive relazioni, alcune delle quali inedite.

 

- Cimolais

- Rifugio Pordenone

- Ponte Gote

- Ponte Compol

- Erto Big

- Erto No Big

- Casso

- Cellino - lavori in corso

- Val Zemola

- Picioche - lavori in corso

- Pian dei Sediei - lavori in corso

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